Dell'armi, finito e' l'eco
tuonante nelle gole,
e sulle crude rocce,
esplodono di vita,
selvaggi fiori appesi.
Vento e primavera
a levar l'odor di guerra,
caldo a scioglier ghiaccio,
e lavar via il dolore.
Passi lenti sui prati e campi verdi,
zoppicando su erba nuova,
ch'e' manto a chi tace.
Curvi al sole nuovo e volto alla terra,
storditi e distrutti, con mani sporche,
tracimar a valle, condotti dai ricordi.
E' tempo di tornare,
di dar carezze invece di lottare,
di urlar solo per gioia,
e cantare senza alzar polvere,
di sognarti, amore, e poterti baciare.