O’ mio caro io
che a lungo
padroneggiasti oltremodo
come madiere
la superficie irrorata del mare
inquisendo nel lontano vissuto
la ragione d’intense resistenze
c’oggi ti si riversano facilmente
tediando senza sosta l’astante.
E’dall’ora che ravvisi
la più piccola schiumata d’onda
ed’ ogni sconsigliabile soffio ventato;
d’essso spazio n’hai fatto habitat
sogliando chirurgicamente il tuo conscio.
….finchè…tutt’ora…
calcato e urtato da vitali motivazioni
sfrego nell’abisso le profondità
sfreggiando sul fondale
di un mondo lontanamente dissimulato
…e… finalmente…
mi lascio rapire dal mio inconscio.