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Pubblicata il 07/01/2008
(GRAZIE ANCHE PER LE NUOVE TARIFFE!!!!)

Partiva ormai da più di un anno, ogni fine settimana, da quella stazione. Ed ogni settimana provava gli intervalli di tempo per le coincidenze nelle stazioni intermedie. Il più delle volte il treno accumulava ritardo e la coincidenza era persa. Lunghe attese oramai erano preventivate per attendere i successivi convogli diretti alle località prefissate.
Non si sapeva con chi protestare: ognuno rimandava ad altri le colpe, però il capotreno ti attribuiva il sovrapprezzo se il treno successivo era un EuroCity o di quella nuova specie che dovrebbe essere sì più comoda e veloce ma che non ti dà nessun confort maggiore al regionale né ti dà possibilità di guadagnare tempo sulle successive coincidenze. Insomma padroni a farti pagare e inutili servi quando c’era da assumersi le responsabilità.
Ora si ricordava di quel periodo in cui spezzarono le competenze del servizio ferroviario e ne privatizzarono la parte più lucrosa.

Orbene, quel giorno era speciale, qualcuno la attendeva per recarsi ad una festa in cui faceva, al suo fianco, ingresso in un mondo in cui il suo cavaliere era ben conosciuto, dove far sapere della sua compagna era per lui un vanto.

I tempi erano calcolati al possibile sull’orario dei treni così da giungere già agghinghiata nell’abito e con il trucco appropriato alla serata. Lui l’attendeva e la interpellava con brevi comunicazioni telefoniche sul cellulare.

Tuttavia fu dinnanzi alla biglietteria con una ventina di minuti per acquistare il biglietto.
Dietro allo sportello un solo impiegato, appesantito, si vede, dalla digestione del sabato pomeriggio da come chiedeva, si dava a scegliere la tariffa e da come , con flemmatica calma consegnava biglietto e resto ai prossimi viaggiatori. Lei, sesta o settima della fila, fremeva. Finalmente venne il suo turno : consegnò il danaro già contato, precisò la destinazione e la tratta ed attese, attese. Fresco come un cocomero di quelli a bagno nel ghiaccio sulle bancarelle estive, si allontanò per dar retta ad un collega che gli voleva mostrare un chissàcchè.

Finalmente tornò e consegnò il biglietto : ore 13,58 il treno sarebbe partito alle 14 sul 4° binario.
Con il trolley al fianco, sceso a rottadicollo il passaggio sotterrano, risalì le scale e…dette un urlo al capotreno che gìà aveva dato il via. Il treno si arrestò, le porte si riaprirono e lei attese un poco a salire per permettere ad altri sopraggiungenti di accedere alla corsa.
Finalmente si accomodò, non senza il fiatone, nello scompartimento.
Il telefonino squillò :
‘Pronto, come va? Sei partita?’
‘Ho bloccato il treno, insomma non è possibile, venti minuti per fare 7 biglietti! Scusa ho il fiatone, ti richiamo più tardi.’


Lui non imprecò, poiché sapeva essere inutile, ma aumentò la sua ferma convinzione che occorreva essere prudenti in futuro accettare qualsiasi passaggio di qualchesia SERVIZIO PUBBLICO alla proprietà privata. ( Il treno non serve alla utile mobilità per le persone, basta paghino ed il resto vada come vada, regolamenti e certificazione di qualità bene appese alle pareti!)
Questi smetteva per tutti, imprenditori ed impiegati, di essere un SERVIZIO e diveniva solo luogo per far guadagni, con tariffe che lievitano come le buone torte, e disperdere il patrimonio che costituisce il servizio stesso già a suo tempo PUBBLICAMENTE COSTITUITO.
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Mi accorgo, dalla mancanza di commenti, che ormai pochi viaggiano sui treni delle ex Ferrovie Italiane.....

il 10/01/2008 alle 13:00