Sgraziato il mio volo in picchiata
lo scontro suicida che nasce e muore
in un frammento d’eternità.
Pattinava veloce il mio mezzo
pazzo e furioso come un cavallo selvaggio
ed io incapace di tenerne le redini.
Le ha morse disarcionandomi senza pietà.
Solo un muro davanti.
E troppo in fretta io l’ho raggiunto.
Lo schianto è arrivato sordo e secco.
Di colpo pensavo all’eternità.
La Dama Nera in quell’oscura caverna metallica
ha voluto incontrarmi.
Mi ha sfidata guardandomi negli occhi
e il mio corpo tremante ha vacillato.
Furiosa s’è avventata su di me
inerme dentro una scatola di latta.
Fumo e polvere mi avvolgevano.
Lo sguardo sul mondo mi si chiudeva.
Fuori la neve frustava il mondo
sferzando di bianco argentato quella strada assassina.
Come un mantello il Gelo su di lei si era disteso.
Come una belva che dorme ma coi sensi all’erta sta,
per balzare crudele sulla sua prossima vittima ignara.
Pensavo è la fine.
Pensavo adesso me ne vado.
Pensavo addio mondo crudele,
ma di bellezza straziante ricolmo.
Non ho pesato a niente.
Solo Terrifica Paura a pulsarmi nel cuore.
Il mio cervello paralizzato
come quelle ruote maledettamente ferme.
Incuranti di un salto all’inferno.
Lo schianto è arrivato sordo e secco.
Di colpo vedevo l’eternità.
L’acrobata è caduta.
Dal suo trapezio è caduta.
Il suo sgraziato volo in picchiata
a fermarle il respiro.
L’acrobata è caduta.
Ne porta ancora i segni addosso
Di quell’assurdo schianto
che quasi le ha quasi fatto vomitare il cuore.
Sordo e secco è arrivato.
Ed ora son qui a pensare che, forse,
solo un miracolo mi ha salvato dall’eternità.
Tra le mie dita contratte nel freddo stringevo la vita.
Non volevo mollarla.
Non volevo permettere fuggisse.
Nel mio stomaco contratto stringevo grida.
Trattenute come il dolore che adesso dentro mi nasce.
Pensando che mai ero stata così vicina all’eternità...