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Pubblicata il 15/12/2007
La mia abbazia è una cesta
di olocausti silenti, nella perenne altalena
dell'umano e del divino.

Il tempio con chiostro e quiete
è un'arena di pace sanguinosa,
con gradini ripidi e scoscesi
ed un roveto spinoso
che ti entra nella carne,
lento nella fatica degli incensi
e delle preci corali.
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..pur non riuscendo a condividere una scelta così, nella tua poesia c'è un pathos profondo di fronte al quale si può solo provare rispetto..

il 15/12/2007 alle 09:17

l'anelito al divino intraprende quotidianamente
la lotta con l'umano..(la carne e lo spirito.in un perenne duello)

"La mia abbazia è una cesta
di olocausti silenti, nella perenne altalena
dell'umano e del divino.

e il cammino è lungo e impervio..costellato di rinunce...sempre dolorose...

hai scelto immagini forti ed efficaci. bravo Agostino..da Ippona?
no...certo....in questo mondo virtuale...diventiamo virtuali anche noi un pò...o quel tanto che basta per restare sconosciuti...e al sicuro...





il 15/12/2007 alle 09:43

l'abbazia è un'arena come il mondo, perché essa non protegge dalle lucie ombre che sono presenti in ogni nuomo. Ogni nuomo deve lottare.
Vi rimando alla figura del monaco Donissant descritto da Bernanos Nel romanzo " Sotto il sole di Satana.

il 15/12/2007 alle 10:24

Grazie discri.
Continua a cercare con passione e curiosità. La curiositas alle origini del nostro monachesimo ci spinse alla ricerca della verità, alla bellezza. Non smettere mai di cercare. In fondo troverai una verità davvero grande, la sola che può appagare l'uomo e renderlo pienamente felice. Te lo auguro, amico.
Dante ebbe a scrivere:
<< E'n la sua volontade è nostra pace:
ell'è quel mare al qual tutto si move
ciò ch'ella cria o che natura face >>. ( Canto III PARADISO , DIVINA COMMEDIA ).

il 15/12/2007 alle 10:31

Ho scelto Agostino d'Ippona perché la sua vita è stata travagliata come la mia prima di giungere a vedere un po' di luce.
Ma poi Lui ha vinto la mia sordità, << bellezza antica e sempre nuova.

Io non ti conosco, ma percepisco saggezza anche da parte tua, ripeto bontà.

La tua poesia è sempre ottimista. Questo mi piace.
Se poi le cose dovessero andarci male impariamo a non prenderci troppo sul serio.

il 15/12/2007 alle 10:34

tardi ti ho amato. Bellezza...

il 15/12/2007 alle 10:45

Bella poesia, ma non vi sono immagini rassicuranti. Un anelito di pace aleggia come speranza che il tormento annulla. Bravo. Ciao. Marina

il 15/12/2007 alle 11:04

...ognuno di noi vive nella propria abbazia che può essere materiale o spirituale....
....la mia è spirituale....

soggiorno nei silenzi di un faro

finchè dal silenzio ne nasca la vita

le paure restano al largo per chi naviga

nelle notti scure su mari impetuosi

io osservo attentamente l'uomo

e le sue rotte spesso sbagliate

la pace del mio essere

verrà dalla pace degli altri esseri

nella mia abazzia c'è posto per tutti

...e nessuno....

un salutone

andrea

il 15/12/2007 alle 15:12

Ciao
Agostino ti do anch'io il mio benvenuto,
felice di poter entrare nella tua abbazia,
intingendo, con rispetto, le dita nell'acqua santa di Colui che in te è fonte.
un saluto orante

il 15/12/2007 alle 16:37

Mi è caro rispondere a Edoardo. Carissimo hai perfettamente rasgione e hai colto nel segno. Proprio questo intendo dire con la mia poesia.
L'abbazia non è luogo d'isolamento per proteggersi dal mondo cattivo, perché il mondo è uno solo e perché anche voi vivete la vostra abbazia.
E tu caro Carlos hai perfettamente ragione su quello che mi scrivi.
Vivi la tua abbazia e credi che la cella è prima di tutto quella del proprio cuore. L' è che si gioca la nostra vita.
Grazie!

il 16/12/2007 alle 18:30