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Utente eliminato
Pubblicata il 14/12/2007
non funzionavano i termosifoni

nella casa vecchia e avevamo

le ossa ghiacciate, la casa era

troppo grande per tre,

il cane morì di fame quell’inverno

e ci guardammo

miseri

sperando di trovare

un appiglio nell’altro



non funzionavano i termosifoni

nella casa vecchia e giocavo

con le biglie di vetro

sotto un albero di natale

goffo e con le palle rotte

e lui non c’era

ed era tutto difficile,



cosa cazzo festeggiamo poi?



fingevano di non sentire

e preparavano frittelle alla cipolla

e ragù di coniglio ogni anno,

ogni anno le stesse tovaglie,

gli stessi posti assegnati,

le stesse adidas bianche

con la suola incollata col Bostik,

lo stesso freddo della malora,

affamati come i sogni

a violentare allegrie

che non ci appartenevano,



mio nonno chiamò il ventitré

io sorrisi

mia madre prese i regali

e un frutto molle cadde sul pavimento

sporcando

tutto.
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renero...leggendola mi ha preso uno strano tremito...fino alle ossa.. e crampi di vuoto allo stomaco. è straordinaria la capacità che hai di mutare i dolorosi fatti della vita,,,in scene di assoluta poesia.
spero che nel frattempo lo scenario sia mutato...in questa società della finta opulenza...
un saluto. anna

il 14/12/2007 alle 14:38

se la si legge con gli occhi del cuore ci si può trovare una fame interiore comune a molti.
la vedo più come una prosa messa bene più che una poesia che comunque dà l'immagine esatta della miseria materiale e dell'anima.ciao ve.

il 14/12/2007 alle 15:23

NA FAVOLA !!!!

il 14/12/2007 alle 16:40

Pur lasciando all'interno dei morsi di dolore, riesce a riscaldare il cuore.
Un saluto, mati.

il 14/12/2007 alle 23:39

storie vissute che si ripetono ciclicamente...mi rivedo molto in quello che scrivi
un saluto
Maluan

il 15/12/2007 alle 11:46