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Pubblicata il 30/11/2007
L’estate splendeva nel suo
ardore funesto. Il sole
pareva fermarsi in mezzo al cielo,
le argille si spaccavano
per l’arsura.
Nelle fessure della terra assetata,
solo gli animali trovavano ristoro, e
il vento continuo
seccava anche i corpi degli uomini.
Dalla vicina chiesa,
suonava una campana,
per qualche ignoto, o
per qualche funzione deserta, e
il suono riempiva lamentoso
la mia stanza.
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la secchezza dell'anima avolte è la vera grande solitudine,si cura con il colloquiare con se stessi...

un sorriso

il 30/11/2007 alle 17:24

mi tengo stretto il tuo sorriso perchè mi è molto caro.

un abbraccio per il tuo sempre pertinente commento. fa tanto piacere riceverlo___________franco

il 30/11/2007 alle 18:32

Sei sempre attento a ciò che succede attorno e, partendo dal contesto naturale, che fa da sfondo al tema cui rivolgi la tua attenzione, ti cali nel profondo delle sensazioni umane.
Un caro saluto, mati.

il 30/11/2007 alle 22:52

è un vero onore ricevere un così meravigioso consenso ad una poesia.
un grande grazie ad una vera poetessa sensibile ai
sentimenti altrui.
un caro saluto ____________franco

il 03/12/2007 alle 20:33