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Pubblicata il 27/11/2007
Io che credevo d’averti incontrata per regalarti la felicità
a costo di pagarla
con assegni in bianco firmati col mio nome
non avrei mai immaginato
di sentirmi dire da te che nessuno me l’ha chiesto.

Io che credevo alle tue parole che già profumavano d’eterno
non avrei mai creduto di meritarmi un girone del tuo inferno
ma del resto dopo l’estate arriva l’inverno
e tu hai fatto presto
a passare da dare il mio nome alla tua felicità a sputarmi in faccia
come una volgare puttana di strada.

Io che come uno stupido ti ho lasciato in mano le mani del mio cuore
dal quale per un tuo fottuto bisogno ci sei entrata ed uscita
come fosse un albergo
non avrei mai creduto che tu mi divorassi il cuore ad un palmo dal cielo
per poi vomitarlo nel cesso.

Per non avere sensi di colpa dopo avermi lasciato
dici che sono cambiato
mentre quello che è cambiato è il tuo sentimento per me,
il tuo prendere senza mai più dire grazie
ed il tuo modo di guardarmi senza vedermi.

Se apri gli occhi forse vedrai
con quali occhi ti guarda chi incontri per strada
e quali invece quel giorno accesero una luce, una stella ed il sole nei tuoi,
cosa si prende senza dare chi adesso è nel letto
e su quale piedistallo invece ti avevo messa io,
quante rose hanno le spine che ti regalano
e quali sorrisi sbocciavano sulle tue labbra in quella mezza convivenza.

Se apri gli occhi forse mi vedrai
ritagliare un quadrato di cielo per farne il lenzuolo del tuo letto,
fare il pagliaccio per strappare un sorriso alle tue lacrime
e lasciarti danzare sul mio petto a piedi nudi o con i tacchi da 12.

I tuoi occhi chiusi su di me
sono la giusta punizione per aver amato in te chi non sa cos’è l’amore.
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