è questo aereo che mi riporta
alla veglia,
passa veloce su questa città
isterica,
piena di palazzi che più che grattare
il cielo, lo sfrattano.
e ti ritrovi ad esser contento,
per forza,
del tuo recinto di una camera
e bagno,
che se volessi potresti abitare
in cucina,
col tuo basilico in un vaso
in un balcone
che si affaccia su un campo
di condomini
dove si coltivano maschi efficienti
e donne iperproduttive
giusto per completare la finanziaria
anche quest'anno
distanti quelle parole
"appozzangherate"
nel liquido seminale
di questo secolo
la saliva
che gronda da lingue
sporche di merda,
di culi che ormai non vengono
nemmeno più puliti.
sento ancora il rumore
dell'aereo che scema,
in questa mattina scema,
in cui sono di scena,
sono in onda,
e resto ancora a letto
col mio guinzaglio al collo
almeno posso girarmi e dormire ancora..