Forse si assomigliano le nostre vite,
le tue scheletriche braccia al solstizio
verso il cielo muto,
le mie mani che pregano stancamente,
nuove foglie all'equinozio,
la mia ombra di padre per coprire
le mancanze dei figli.
Il becco del picide che rompe
le tue viscere, il tarlo del Dolore
che spacca l'anima,
il passero col capo sotto l'ala
tra le frasche per passare la notte,
l'ascoltare il vostro respiro, nipoti,
per sentire ancora una volta lo scorrere
della Vita.
Poi
verrà il giorno che di te ne faranno
legna da ardere,
poi verrà l'ora che di me ne faranno
cenere,
allora aspetterò che alla fine dei tempi
la mia carne si trasformi.