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Pubblicata il 31/10/2007

Vasi comunicanti che traboccano
ed è conato d’anima
travaso incoercibile
chiamatelo agonia di un sognatore

ho camminato e camminato tanto
scarpe consunte adesso finalmente
posso lasciare sullo scendiletto

passatemi le chiavi del silenzio
che sono stanca di specificare
e taglio il tempo come fosse lama
di fredda notte speranzosa d’alba

Parlate voi per me ditelo a tutti
che me ne sto tra il vivere e il morire
e cercate per me l’ ultimo addio

io non so più stupire né ferire
mi è difficile spesso anche abbracciare
stringo al mio petto un vaso di reliquie
e carezze rimaste senza mani

non ditemi parole di compianto
ed anche se vi imploro di restare
lasciatemi da sola
non abbiate pietà, fatemi andare.

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A parte la mia idiosincrasia inspiegabile per determinate parole come "conato" e "incoercibile", "consunte"
direi che per tutto il resto è splendida poesia, anzi una delle più belle, dove contenuto e musicalitàsi fondono ad arte. Complimenti Cri...
Bacio della buonanotte!

Rosanna

il 01/11/2007 alle 01:37

Molto toccante...mi sono venuti i brividi leggendola...e non è sempre facile emozionarsi. I miei complimenti sinceri

Melly

il 01/11/2007 alle 07:59

molto molto bella,una poesia che mi ha colpito,brava,un salutone

il 01/11/2007 alle 10:53

Grazie, Rosanna, in effetti neanche a me piacciono troppo, però è proprio quella sensazione del dopoanestesia, di quello stato in cui ti sembra che ogni reazione del tuo corpo sia "incoercibile"...e purtoppo lo è...chi lo ha provato, sa.
Grazie
un abbraccio
cri

il 01/11/2007 alle 12:39

Grazie del commento. Quello stato di "confine" è estremamente doloroso, e poi ti lascia questo senso di impotenza, questa difficoltà di comunicare, almeno con le parole ordinarie.
un caro saluto
cri

il 01/11/2007 alle 12:42

Grazie di cuore.
cri

il 01/11/2007 alle 12:43