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Pubblicata il 26/10/2007
Il cielo non vuol saperne dell’azzurro. In questa pozzanghera prevale il fango.
Si serrano le ciglia per un tempo indeterminato, ad orologio fermo.
Intorno c’è gelo d’indifferenza. Le stelle sono lì in fondo, in eterno riposo.

Conosci la fine dei loro sogni? Aprono tane piccole nei cieli, dove si nascondono di giorno,
voltando le spalle alla luce del sole, troppo forte per non accecarle.

Se trattieni il respiro… il loro respiro senti, ma non guardarle, quando s’incrinano
su uno spigolo senza senso, tra incrostazioni materiche che di anima e luce non hanno niente.
Quel “crac” è lo spezzarsi del loro cuore secco, senza sangue: solo il veleno del mondo, che esala
in nuvole di piombo.

Ma prima che muoia una stella si appiattiscono le montagne, e i vecchi passino il testimone
ai bambini che credono alle loro storie, scritte con inchiostro blu-tristezza o con l’allegria del giallo.

Prima che una stella si lasci morire, milioni di uomini scrivono la vita con il sangue.
Però non dirmelo. Io non ci credo. Ho il privilegio dei ciechi che non vedono sporcare il mondo.

A quelli come me puoi raccontare che i pesci volano, e ci crederanno sempre.

Ci credo perché, se non ci credessi, cadrei nel fango, come quelle stelle che si spengono
senza un perché, senza una riserva di luce che salvi questa terra.

Mi hanno detto che se il cielo cade si rialza sempre,
ed io ci credo, non devo pensare che quelli che lo dicono siano bugiardi o folli.

Sì, con loro si confondono i bugiardi, ma quelli sono verdi in viso e hanno gli occhi storti,
e sputano a terra e buttano cicche in aria, che, cadendo, incendiano i campi, e il grano
si fa cenere, la fame cresce, e così il pianto.

Sai, le sanno dire le bugie quelli, estorcono la fiducia a una massa di gente,
promettono cose inverosimili, dicono che trasformeranno i diavoli in santi.
Dicono che anche i treni, come gli aerei voleranno.
Dicono che le domeniche saranno tante, che il sudore sarà oro da riempire i pugni,
e che il mare disseterà i deserti,

ma devi crederci - dicono -,
e parlano e parlano, finché masse di gente scordano i loro ieri
e pensano che i poveri saranno salvi.

Tàppati gli orecchi: come suadenti sirene… ti rubano l’anima quelli:
i bugiardi.
E ogni volta accampano scuse su scuse, non hanno vergogna di denudare gl’innocenti.

A uno di quelli, preferiscigli la fame, ma non vendergli l’anima o la pelle.
Sii l’ultimo tratto di unghia che scava tra le pietre e il fango.

Ci sono battaglie perse e guerre vinte.
In appello, risponderai solamente a te stesso, e a nessun altro.
Non tradire, non tradirti. Ama, con quanta forza avrai ama, anche se ti chiameranno folle,
anche se non ti crederanno.

Siano gli occhi specchi lucenti dove rinascono tutte le stelle, nella notte più buia o tra lune
intermittenti.
Vai, prima luce nel chiarore d’alba, come un soldato che ha sciolto nell’acido le armi,
e gettato nell’abisso più profondo l’orgoglio affilato come lama e la sua inutile custodia.

Lasciati bagnare dalla prima onda, che ti sussurrerà il segreto per cullarti tra la spuma
sempre bianca.
Lega tutti i tuoi giorni, come fossero rose sempiterne, tra l’edera di stagioni sempreverde.

Non chiederti del dolore. Non conservare le spoglie dell’inganno. Liscia le cicatrici con il pianto.
Graffi lunghi, come unghiate fresche bruceranno; ma ciò che farà più male sarà il vuoto,
il silenzio.
Quel colore che passa dall’indaco al piombo. Quell’odore di foglie morte
che dice è già l’inverno.

Allora ti chiederai dove sono i tuoi occhi, le tue mani, la tua pelle un tempo fresca.
Ritroverai tutti i segni nelle mani. Le mani che stringono i pugni, fino a tagliare quasi i palmi
con le unghie, le mani che accarezzano. E il volto: profilo che si staglia e si sovrappone
a quello d’un altro, e il suo al profilo d’un angelo, e quello d’un angelo al profilo di Dio.

Non vedrò la fine di questo sogno, perché mi sarò addormentata…
Ma sono sicura che il sogno continuerà, come una scia d’eterno fra gli attimi,
di cui l’orologio di Dio ha perso il conto.

Rosanna Spina
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sono sicura però che Dio non perde il conto :-)
tranquilli , in una scia d'Eterno...........

il 26/10/2007 alle 14:24

Grazie di aver letto, e speriamo che...
sì, speriamo. Ma intanto?

Un abbraccio,

Rosanna

il 26/10/2007 alle 14:28

Mi pare che lo stesso soffio vitale attraversi queste righe come i versi "Non sanno gli orologi fermi". Ho provato a leggerli insieme in un'unica atmosfera suggestiva, e senza bruschi passaggi, in un avvicendarsi di variegate tonalità, si passa dalla prosa al componimento poetico per approdare a quella soglia luminosa:

"non credere alla notte eterna:

gioca con te il bambino del sole
gli astri che vedi non si spegneranno".

Un caro saluto,
Daniel

il 28/10/2007 alle 11:46

Io non ci ho mai pensato, ma è probabile che sia così, anche se scritte in due periodi diversi, infatti a differenza della poesia citata questa è di recente composizione
La scrittura è completamente prosaica, mentre il percorso del pensiero, il sentimento è poetico; in Non sanno gli orologi fermi ci sono tutte due le cose, cioè l'estensione del racconto e il linguaggio poetico, il tutto sorretto dal sentimento, però è un linguaggio ancora leggermente sopra le righe, enfatico e retorico, io però ho bisogno di spaziare in vari modi e stili e quindi la lettura d'insieme che ne hai fatto è interessante, grazie e un caro saluto anche da me. :))

Rosanna

il 28/10/2007 alle 14:02