Forse, avvolte la nostra mente, ha
più bisogno di noi stessi che del mondo esterno.
I controequilibri "esterni" hanno una scadenza.
Nessuno lo ha mai smentito, neppur la scienza.
Si appagano i sensi sì, però più si appagano e più
diventa intenso lo scontro con se stessi, e più
complicata la ricerca di quell'equilibrio che da secoli
e secoli se ne scrive e mai nessuno ne è
venuto a capo.
Per concludere, credo che l'unica soluzione di tutti
i dissapori vitali stia nel fatto di non conoscere il proprio "Sé" e la ricerca esterna è uno specchietto
per le allodole. Il coinvolgimento generalizzato.
N.B.
non sono un prete...anzi! magari Giordano Bruno.
Zio