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Pubblicata il 16/10/2007


Forse era la luce del tramonto
a colmare il grido delle foglie
a spandere chiazze tutto intorno
a far gioire i bambini in quella piazza.
Luce violenta, ad oscurare il sole,
tornava a Tuzla, dopo il disumano gesto.

I fazzoletti ora
parlino in silenzio.
Si vestano i ragazzi
di plastica nera.

Riempiano i cuori
di madri svuotate
bagagli d'esodo
pesanti di tesori.


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TUZLA

Forse è stato quel po’ di luce del tramonto
che ancora colava giù dalle foglie degli alberi
e poi si spandeva a chiazze tutto intorno
a far gioire i bambini in quella piazza.
Proprio quel giorno per niente adatto ai loro giochi.
Si trovavano proprio lì.
Quello che sanno fare i bambini è essere sempre fuori posto,
se non sapete guardare con i loro occhi.
……e poi una luce, violenta da oscurare il sole, gialla, rossa, e poi nera.
Immagino di essermi addormentato per pochi secondi,
è una cosa che mi capita.
Non è la stanchezza del corpo quella che mi lascia incosciente per ore.
E’ la stanchezza dell’anima.
All’anima basta un attimo per andare e tornare.

Sono andato a Tuzla, in Bosnia Erzegovina
Sono tornato in quell’assurdo e disumano gesto.

Nessuno poteva entrare nella scuola dei ragazzi,
neanche per portare una candela profumata.
C’erano donne con la testa coperta da fazzoletti fioriti
che parlavano con Loro: sottovoce,
talmente sottovoce che forse, invece di parlare, piangevano.
Vestivano i Ragazzi
Li vestivano con sacchi di plastica nera.
Riempivano i sacchi di plastica nera con i Ragazzi.
Uno per uno sono passati tra le braccia di tutta la città.
Quanta città stava in fila.
Passati di mano in mano come bagaglio di un esodo.
Pesanti come i grandi tesori da mettere in salvo.
C’era dell’avena selvatica che cresceva sui bordi della lastra di granito,
dove le incisioni dei loro nomi e le insegne delle loro religioni
avrebbero testimoniato il rifugio sicuro per ognuno di loro.
A quell’ora anche la civetta aveva una casa da quelle parti.
Tutu tutu miu titii tutu miu tutu miu.
Vuole la civetta, anche quelle vite?
E’ forse civetta la crudeltà, l’ingordigia e la cattiveria degli uomini?
Non è mai nero il cielo dell’universo, neppure quando non c’è la luna
o quando è viola turchino cupo o blù oltremare scuro,
Mai nero, ……. troppe sono le stelle.

Carissimo amico/a in origine la poesia tuzla era questa, forse c'era troppa prosa l'ho limata limata limata, forse troppo. Ho voluto proporre al PH come l'hai letta tu. pensi che abbia sbagliato ? ti sarei grato di un tuo commento. ciao franco

il 16/10/2007 alle 21:17

TUZLA

Forse è stato quel po’ di luce del tramonto
che ancora colava giù dalle foglie degli alberi
e poi si spandeva a chiazze tutto intorno
a far gioire i bambini in quella piazza.
Proprio quel giorno per niente adatto ai loro giochi.
Si trovavano proprio lì.
Quello che sanno fare i bambini è essere sempre fuori posto,
se non sapete guardare con i loro occhi.
……e poi una luce, violenta da oscurare il sole, gialla, rossa, e poi nera.
Immagino di essermi addormentato per pochi secondi,
è una cosa che mi capita.
Non è la stanchezza del corpo quella che mi lascia incosciente per ore.
E’ la stanchezza dell’anima.
All’anima basta un attimo per andare e tornare.

Sono andato a Tuzla, in Bosnia Erzegovina
Sono tornato in quell’assurdo e disumano gesto.

Nessuno poteva entrare nella scuola dei ragazzi,
neanche per portare una candela profumata.
C’erano donne con la testa coperta da fazzoletti fioriti
che parlavano con Loro: sottovoce,
talmente sottovoce che forse, invece di parlare, piangevano.
Vestivano i Ragazzi
Li vestivano con sacchi di plastica nera.
Riempivano i sacchi di plastica nera con i Ragazzi.
Uno per uno sono passati tra le braccia di tutta la città.
Quanta città stava in fila.
Passati di mano in mano come bagaglio di un esodo.
Pesanti come i grandi tesori da mettere in salvo.
C’era dell’avena selvatica che cresceva sui bordi della lastra di granito,
dove le incisioni dei loro nomi e le insegne delle loro religioni
avrebbero testimoniato il rifugio sicuro per ognuno di loro.
A quell’ora anche la civetta aveva una casa da quelle parti.
Tutu tutu miu titii tutu miu tutu miu.
Vuole la civetta, anche quelle vite?
E’ forse civetta la crudeltà, l’ingordigia e la cattiveria degli uomini?
Non è mai nero il cielo dell’universo, neppure quando non c’è la luna
o quando è viola turchino cupo o blù oltremare scuro,
Mai nero, ……. troppe sono le stelle.
Carissimo amico/a in origine la poesia tuzla era questa, forse c'era troppa prosa l'ho limata limata limata, forse troppo. Ho voluto proporre al PH come l'hai letta tu. pensi che abbia sbagliato ? ti sarei grato di un tuo commento. ciao franco

il 16/10/2007 alle 21:21

gia letta e molto apprezzata in altro sito, riconfermo tutta la mia ammirazione

il 17/10/2007 alle 10:57

Con estrema sensibilità, rendi vivide di dolore le immagini, ma le accendi anche di speranza, come a voler credere in un mondo migliore, in un'umanità che vuole redimersi dal male e dall'onda di odio e dissennatezza che sconvolge cuore e menti.
Giunga il ricordo sulla lontana terra che copre la martoriata innocenza.
Con stima, mati.

il 17/10/2007 alle 17:48