Dentro questa penna, l'essenza dell'acqua
io scriverò,
vorrei che tutti capissero il mare, la sabbia,
e ammirassero la mia barca naufragare
alle rive infauste di fogli cartacei.
Vorrei scrivere le bufere solari del mio cielo,
poi le notti tranquille di maggio e le lune incomprese
solitarie.
Grigie spalliere del mondo e affannosa la ricerca
di appigli giocati a carte, a scacchi, ma in posizioni scomode;
marmoree stucchevoli piastrelle osservano gli sforzi protratti
senza scopo
e ridono, di me ridono.
Discotecari incalliti, dall'alcool frastornati,
poveracci fortunati non arrampicati su spalliere;
ridono, non comprendono le altezze di albori - tramonti
la in alto, e ridono.
Rugiade stancanti, come fontane d'inverno i miei occhi,
lucido mogano i piedi trattengono,
geloso orgoglio di un ginnasta comune.