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Pubblicata il 12/10/2007
Dentro questa penna, l'essenza dell'acqua
io scriverò,
vorrei che tutti capissero il mare, la sabbia,
e ammirassero la mia barca naufragare
alle rive infauste di fogli cartacei.

Vorrei scrivere le bufere solari del mio cielo,
poi le notti tranquille di maggio e le lune incomprese
solitarie.

Grigie spalliere del mondo e affannosa la ricerca
di appigli giocati a carte, a scacchi, ma in posizioni scomode;
marmoree stucchevoli piastrelle osservano gli sforzi protratti
senza scopo

e ridono, di me ridono.

Discotecari incalliti, dall'alcool frastornati,
poveracci fortunati non arrampicati su spalliere;
ridono, non comprendono le altezze di albori - tramonti
la in alto, e ridono.

Rugiade stancanti, come fontane d'inverno i miei occhi,
lucido mogano i piedi trattengono,
geloso orgoglio di un ginnasta comune.
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Nella tua penna, acqua e terra; sogno e disperazione, consapevolezza e follia per la più bella lettura della poesia della vita.

il 13/10/2007 alle 12:31