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Pubblicata il 09/10/2007
In un gonfiore di gota
una pallida marea
trasfonde i suoi sussulti,
e ti penetra o madre,
che echeggi non so
quale compianto.

La penombra che è in te
glaciale compagna,
tutto mi percuote.

Non v’è ferita che non
s’esponga a venti più miti,
al calore delle correnti
che ritemprano il tuo umore.

Non con braccia disunite
porrai fine ad un dolore,
ma col vigore che hai negli occhi
col coraggio delle parole.

Ascolta il rintocco che
si propaga da questi versi;
l’ignota voce che nel tempo
mi hai scolpito,
quel perdurato sentore
d’anime unite.

E’ il rigoglio dell’amore,
che fa breccia tra gli abissi
ridestando un cheto ardore,
e annunziando il suo percorso
dentro a un bacio,
affidato al cuore.

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quella parte in penombra forse un tempo è stata luce ,cio non toglie che è indispensabile che ci siano entrambe,forse la parte del tenero da maggior ristoro ma la lezion di vita che scava a volte crea zona rugosa ,ma cio non toglie cos'è l'insieme ,,loso tu sei speciale è osservi anche la finissima particella ,ma per un'attimo guarda all'esterno il tutto ,un abbraccio cate

il 09/10/2007 alle 21:20

Il rintocco dei tuoi versi ha una nota speciale, riecheggia del tuo sentire e si spande con profonda dolcezza.
Un caro abbraccio, mati.

il 09/10/2007 alle 22:25

guardo all'esterno, ma ripropongo interiormente e quindi nella poesia tutto quanto...non lo faccio con tristezza, è alle volte una necessità, per liberare me stesso, e forse anche gli altri, dalla cecità dovuta forse alla paura di vedere le cose sotto i profili più reali...bacio fra

il 10/10/2007 alle 01:15

ti ringrazio dolce mati...grazie per esserci sempre...fra

il 10/10/2007 alle 01:16