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Pubblicata il 09/10/2007
Eri vestita di nero,
e di nero vestita danzavi,
così leggero il pensiero,
nella notte mentre morivi.
Un’ombra carezza la pelle,
è fredda,
è un lucido sudore di pianto,
forse il tuo tempo è finito,
è finto il tuo tempo, è marcito.

Ora soltanto un latrato,
latrato di fanciulla,
nella culla dormiva posato
un gattino spaesato tigrato.

Scendeva le scale una coppia,
erano anziani signori,
sognavan di albori e di amori,
un treno non ancora partito,
il treno di un tempo fiorito.

La notte scura,
la mano ti prese sicura,
per gioco la colorò e ti baciò,
ma mai ti guardò.

Non ti guardava
ti vestiva,
e così come sei apparsa,
sei scomparsa.
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