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Pubblicata il 07/07/2002
Foglie danzanti predicono prossimo scompiglio
e le plumbee celano la lastra di metallo opaca
ch'affoga la rovente sfera
ma poi si pentono e piangono sempre più forte
pizzicando dolorosamente
e poi inondando irreversibilmente la terra
con vortici e nebbie tempestose.

Ancora bagliori clamorosi e scoppi tremendi
riempan la trasparente elettricità
e intimoriscono il passante
che ammira il cielo tempestoso
in moto ondoso violento
che scuote la nova flora e l'antica fauna
dove serpeggiano le prepotenti saette di luce
e altre sismiche scosse.

Il mio cuor trema d'orgogliosa appartenenza
al divino circolo
e cerca due verdi onde di sole che lo sorreggano.

Chissà, in questo cielo minato ove nuvola che muova vapor cade e perisce,
dov'è Silvia?

Il mio sogno e lo specchio della mia tristezza?

Vorrei allungar le braccia
e avvolte a lei proteggerla da tanto frastuono
e tenebrosa paura,
cosicché la tavolozza satura di scura tempera
non scolori anche lei,
da coprire il rosso del fuoco,
il verde delle cime tempestose
e il rosa pallido del suolo del paradiso
col prodigioso sordo pannello.

Gli urli terminano scemando al difficile orizzonte,
le onde si placano e rimane una tavola nera
che specchia lo squallore,
che lavato tutto è venuto fuori dal vital paesaggio.

Buonanotte Silvia.

Io mi tuffo in sogni ove teneramente mi possa offrire le sue gioie chiuse da quel lucchetto
di cui ancora ne cerco la chiave.
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