Si siede di fronte
lo sguardo vuoto
incrocia il mio,
passa oltre,
stridore di freni,
si aprono le porte.
Altri salgono,
si siedono,
scendono,
scompaiono,
risalgono.
Gambe,
scarpe,
uomo giovane,
trasandato,
donna bianca,
gonna lisa a fantasia,
volto segnato
chissà quale fallimento,
ragazza impertinente,
ampia scollatura,
aria indifferente,
nero imponente,
sguardo duro,
forse da sempre,
vecchia mendicante,
senza denti,
turisti chiassosi,
bimbi orientali
segretarie profumate,
ticchettio su portatili,
musica afro
nei walkman,
odore metallico,
misto a sudore,
aria condizionata
vampate di calore,
ad ogni fermata
rapida umanità
silenziosa,
nervosa
si muove,
da dove viene,
dove va,
anch'io,
come loro,
salgo,
scendo,
risalgo,
il giorno non è più,
la notte non è più,
capisco,
ad una fermata,
poi non capisco più,
ci ingoia,
la città,
ci vomita,
la città,
vernicia su di noi
uno strato uniforme,
ci fonde
in un unico flusso,
magma metallico
imprevedibile,
inquietante,
esplosivo.
Indifferente
resto seduto,
penso ad una scintilla,
una sola scintilla
all'immane energia
di quei volti,
di quelle figure,
che riempie le gallerie,
d'un vento rabbioso
d'un urlo agghiacciante,
che travolge il presente
ed il nostro
entrare,
uscire,
il nostro vagabondare.