PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 30/08/2007
ancora
di colpo
di nuovo
lo stridio secco
insopportabile
confuso e pazzesco
rigettato tra le lamiere
di un presente al fil di ferro
su figure a contorno aperto
e voci e mani e gesti
che si agitano
dicendo di conoscermi
e i loro orologi bucati
non servono a nulla
e i loro occhi bucati
non vedono nulla
e le loro mani bucate
non stringono nulla
e dietro le sopracciglia tese
i vermi gridano grassi vittoria
e nella gola ben lisciata
i passati amori,
i passati pranzi,
i passati odori,
i passati incendi
non hanno più senso
e
giacciono molli in decomposizione
come minestroni di rane vive messi a cuocere e dimenticati nella tempesta
o baffi di gatto tagliati
solo per noja
insensati e crudeli
un pallino giallo nello schermo buio
che ti spia
la voce di Dio in playback
in un karaoke arrosto
l’erba che ti taglia le vene
ed il ragno strangola la farfalla
irragionevole e logico
uno sputo su una scarpa
mentre rastrelli la polvere dividendola dalla cenere
e bocche a risata
e saluti
e sospiri
e sillabe
e sinapsi
demolite
sotto il peso di tonnellate di sacchi di piombo e cuoio di gomma
e la iuta fradicia e stanca
che trascini sul callo della pelle in fiamme
sull’ultima rampa
dell’ultimo giorno
dell’ultimo gradino rigido
a 90 gradi dalla pazzia totale
incastrato tra assurdi regali obbligatori
e i sorrisi gialli dei parenti in vita
e l’attrito non sempre serve a qualcosa
mentre la roccia è bagnata di alghe
e la scintilla dimenticata
in qualche cassetto tra il pane vecchio
e i dolori di una formica cieca
morta anneggata in una doccia,
ma tutto questo l’ho già detto
lo so

finchè

la carriola con ruota rotonda esplode
e si rifiuta di continuare
e le viti corrose dalle tarme saltano via
e la sua rabbia si gonfia tremenda per non lasciarti passare
e non puoi fare nulla
bloccato nell’ascensore,
nel tempo,
in direzione diametralmente opposta a zero
una macchia oscena nascosta sotto la cravatta
uno sbaglio?
un caso?
qualcosa di più.

le parole grottesche di buio
che sgocciolano nel cervello
come in una caverna
sempre più affilate
sempre più veloci
sempre più sicure
di colpirti
ora che sei solo
qui
dove non centra più nulla
che
a pochi metri di distanza
stava la tua roba stesa
così candida e bianca-sicura
tra le voci della festa al tramonto d’estate
che ti aspettava
leggera di promesse sull’erba
e occhiate di vita in altalena
tra le gocce di una fontana di pietra azzurra
e carezze di muschio umido
su pietre levigate
e malinconie leggere
e scherzi ingenui
come
cristalli di gioia fresca
al mattino.

niente di tutto questo
ora
non si tratta di pungerti il sangue per vedere
(come facevi)
le dita in vita
ne’ dell’asma dello specchio
o del riflesso del cucchiaio perverso
ci sei solo tu
nel guizzo del diavolo
ridicolo e pazzo
come una dentiera che sorride nel bicchiere di acqua frizzante
e attorno
tuttattorno
quest’esplosione di nebbia
che ti avvolge
e
lo senti per intero ora
il deja-vù lucido
che striscia tra i serpenti
e si aggrappa
alla tua caviglia
scelta a caso per caso,
ed ora
lo puoi senitre
tra i tuoi piedi
salire sfumando
sul tuo ombelico
un crescendo
in crescendo
ora sei pronto
tu senza sapere perché
in un giorno per caso
lo senti?

voltati,
e guarda.

la
vita
bruciata rauca di viola strabico
lamiera nella carne
e crisantemi che mordono
mentre la città implode
e tutti dormono
e sognano
(letti più grandi)
e tu
rimani paralizzato
in quel riflesso sordo e totale
tra nebbia di acari
silenziosi
e rosari di insulti
sottovoce
ripetuti da secoli
e tubi di odio metallico
ordinati
in ogni casa
come se percorrendo il tuo corridojo da solo,
come fai sempre,
la porta dipinta
si fosse aperta per un secondo
solo per te
e tu
invaso dalla luce buia,
in bilico
sulla paura
di innamorarti
sul serio
dell’incendio
che prima di distruggere tutto
illumina il palcoscenico
fino a consumare sè stesso
nella rivolta totale
senza scopo
ne’ repliche,
tu
senza saper fare altro
contempli
l’orrore.

agghiacciato
e
solo.

perso nell’orgia degli specchi blu.

tra l’eco del futuro in ritardo
e vulcani in eruzione di bolle.


e
ti rendi conto
che
stai spiando dalla serratura di Dio
ma
non non si vede nient’altro
perché
dall’altra parte
anche lui
sta facendo lo stesso.

e

all’improvviso
si spegne il blackout
senza una soluzione
senza colpi di scena
il mulo meccanico dà uno strattone
ed i neon fanno le prove
prima un po’ gialli sgraziati
e poi tranquilli
a luce neutra
e musica di sottofondo
come se nulla fosse
i pazienti in sale d’aspetto
tornano ad aspettare
e
la macchina torna in funzione
a regime controllato
e vita a dissipazione continua…

e
perfino
uno
che
grattandosi
un’
orecchia
distratto
fa
un
sorriso
o quasi
per
superare
l’
imbarazzo
reciproco
di
questi
posti
e
dopo
un
colpetto
di
tosse
subito
trattenuto
e
corretto
mi
domanda

“a che piano va?”
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dck

Titolo azzeccato ma di angolo pericoloso!
E oltre ai complimenti un consiglio
BLACKOUT di Gianluca Morozzi
Casa Editrice: TEA
Morozzi è meno pazzo di te
e forse anche meno lungo
ma il libro si fa leggere
Saluti
Dck

il 30/08/2007 alle 09:17

Non so perchè, ma questa mi sembra una delle più belle poesie che ho letto in questo sito
rabbia furore angoscia di ascensori bloccati Dio che ti spia... e potrei continuare all'infinito in una infinita follia.
ciao, sono pazza anch'io
gigliola

il 30/08/2007 alle 22:23

Non so perchè, ma questa mi sembra una delle più belle poesie che ho letto in questo sito
rabbia furore angoscia di ascensori bloccati Dio che ti spia... e potrei continuare all'infinito in una infinita follia.
ciao, sono pazza anch'io
gigliola

il 30/08/2007 alle 22:24