Come gli uccelli delle tempeste
sopravvivo
nutrendomi di mare
albatro moribondo
sazio di prede
moribonde anch’esse
Altro non trova
che lo scarso appiglio
d’una polena naufraga riemersa
relitto insugherito
tallificato d’alghe
altro non vede
ghiaccio la terra
l’isola un ricordo
così lontano degli amori
strida
come le grida
dei momenti forti
quando il piacere lacera
le trame
della coscienza quasi
quanto il dolore
Altro non vuole
l’ego semisommerso
appesantite
dolenti ali
e l’isola è lontana
quanto l’oblio
Ma lascerò che vada
com’è giusto che vada
non un attimo in meno…
Ora
non fugge che il prolisso pensiero
quello che cerca altrove
il suo sé stesso
io resto
nella continua morte
poiché è questo
ciò che chiamiamo vita
continua fine e inizio d’ogni cosa
Oltre è il divino
ma, per misericordia
per amore
non un attimo in più!...