Sinceri,
austeri battiti
vibrano su un teatro
di immagini invisibili
e suoni incomprensibili.
La lingua segue
la scia di sangue
fino alla ferita
impercettibile
lasciata dal tempo.
Ma il ricordo espande il dolore,
lo dilata,
lo corrompe
col veleno
dell’ira
e del rimpianto.
Costruisce
su mattoni di paglia e fango
grattacieli infiniti
che si perdono nel cosmo,
come cicatrici
che dipingono il mio volto
più delle radici
del male
che affondano,
sprofondano,
invadono,
pugnalano
il mio petto inerme.