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Pubblicata il 04/08/2007
Brucia
l’erba masticata
per far nascere
erba nuova
che ben presto brucerà.
I cicli della vita e della morte
si alternano sulla tela di un pittore
che ha esaurito la propria ispirazione
ma continua a dipingere,
instancabilmente,
perché non saprebbe cos’altro fare.
Il mondo
visto da qui
sembra così piccolo,
così innocente,
così massacrato.
Ascolto
le voci erranti
come un passero
che sbrana
famelico
avanzi di pane secco
sul nero cemento di un suolo sudicio.
Un giorno
sarò io una di quelle voci,
ma, per ora,
mi accontento
di bruciare
perché qui
altro non posso fare.
Chissà,
forse tra mille anni
queste colline
avranno il mio nome.
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