La tua pelle è un lago ghiacciato.
Sulla superficie pallida
le conifere sorridono allo specchio
ma le poiane lasciano il nido
volano via.
Sotto
un magma sulfureo ribolle.
Un rombo cupo
accompagna chi ti sfiora le sponde
per sostare anche solo un momento
o chi invece vorrebbe
inventarsi capanna
e fermarsi per sempre quassù.
Quel lento incessante lamento
ora muta
in un gemito lungo e isolato.
Un geyser dagli occhi di vento
disperde le mie carezze
abbandona le labbra
rompe quel ghiaccio sottile
si alza potente nel cielo.
Un abbraccio disperato
a lambire l’infinito