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Pubblicata il 23/07/2007
Dove eravamo

Dove eravamo quando ci scrocchiavamo le dita
e fumavamo rabbiose notti di amaro rancore,
quando la nostra solitudine aveva il suo paio
nella solitudine di ognuno,
quando i soldi non bastavano ancora
e se bastavano non compravano quello che volevamo
quando il cuore tintinnava argento
e suonava di echi smisurati
quando la passione era acerba
e credevamo fosse già tutta li
a portata del nostro corpo del nostro cuore
del nostro coraggio di provare a imparare
di scordare di esserci,
Dove eravamo l'uno rispetto all'altra
distanti mezzo mondo
e vicini da respirare la stessa musica
lo stesso odore di patchoulli
da avvolgerci degli stessi colori
e di perderci nei nostri cent'anni di solitudine
e di ritrovarci poi col gabbiano Jonathan Livingston.
Dove eravamo quando la pioggia bagna davvero
e non c'erano ombrelli a proteggerci
ma ridevamo lo stesso per nulla
dove eravamo quando avevamo dentro il calore inesausto
del capire giovane e del sapere antico,
quando cantavamo di un piccolo immenso amore
che sapevamo li a portata
ma che ci chiedevamo come riconoscerlo
come fare a capire quale e quando e chi,
sempre col dubbio che fosse quello appena pianto
o quello non ancora sorriso
con la certezza che fosse quello che ci porgeva
le labbra tumide al buio di una fredda auto parcheggiata all’esselunga
da divorare prima, che a mezzanotte bisognasse tornare a casa
Dove eravamo allora che il destino ci voltava le pagine
con refoli di brezza per farci scorgere i segni del nostro divenire,
e le pagine di noi dovevano ancora essere scritte
e c’era tutto, ancora tutto da sbagliare con gioia
della nostra vita piegata e stirata ora per bene
come una camicia nel cassetto,
dove eravamo…
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Forse non c'era la consapevolezza di vivere momenti importanti, quelli che il ricordo riporta alla ribalta con un significato particolare.
Un saluto, mati.

il 23/07/2007 alle 22:50

Eravate lì, senza una autonsapevolezza del vostro vero sé.
Succede.
Così si formano i ricordi: a volte quelli che fanno più male.
Un caro saluto.
Er

il 24/07/2007 alle 09:14

bella e sconvolgente questa "rimpatriata" in versi abilmente tracciati in un mosaico di ricordi vividi che paiono uscire dall'arazzo del passato. bravo. zordoz.

complimenti, deamor

il 24/07/2007 alle 16:04

Io penso che non avremmo potuto essere sapere allora che quelli sarebbero divenuti momenti importanti, la consapevolezza è frutto di quei momenti ma può venire soltanto dopo che si è venuta a definire, anche grazie a loro.
Mi sono servito di questi ricordi per figgere punti che uniti l'uno all'altro tracciano un percorso che mi ha portao qui...
Grazie per la tua sempre attenta lettura

il 26/07/2007 alle 05:50

i ricordi sono satalattiti, in noi si sedimentano con il lento gocciolare delle esperienze, come in quel gioco che dice di unire i punti in base ai numeri alla fine compare il contorno della consapevolezza.
Avere avuto a disposizione solo il numero complessivo delle mie esperienze è un mio cruccio
avrei potuto viverne anche altre che invece sono restate altrove da me.
Ciao Er !

il 26/07/2007 alle 06:00

Ogni nodo di quell'arazzo determina forma e colore
del soggetto rappresentato, ma mentre si è tutti presi dall'annodare esperienze, non si sa ancora che cosa ne sortirà fuori.
Grazie

il 26/07/2007 alle 06:03

eravamo dove si cresce

il 28/12/2013 alle 15:08