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Pubblicata il 30/06/2002
E’ sempre nervosa e spossata
la gente che vive di corsa;
il nostro ideale è il progresso
e la religione è la Borsa.
Ma vaglielo a dire al “Buffone”
che non ci si può mai fermare,
che i tempi oramai son cambiati
e che il nuovo mondo è virtuale…
Ma che gliene può mai fregare
se il mondo è una rete globale
a lui che dei cellulari
ne ha solo sentito parlare?…

Il Buffone lo trovi di giorno
sempre in piazza con i suoi tamburi:
ti dirà che ha imparato in Giamaica
da degli uomini grossi e un po’ scuri…
Adora i ritmi tribali
e li esegue in mezzo alla gente,
che oramai lo conosce e ci scherza
e a lui non importa più niente…
Non importa più niente di ieri,
di un passato di alterne fortune,
il suo scopo è strappare un sorriso
alle bionde, alle rosse, alle brune…
E udite e udite, signori,
il Buffone sa anche cantare;
quando passano belle ragazze
l’ imbarazzo lo fa balbettare…
Eppure da tempo è trascorsa
la sua giovinezza spietata:
era figlio di un capotenente
e di una signora attempata.
I soldi davvero eran pochi
e si andava a spaccare la legna;
il Buffone era il capofamiglia
in assenza del padre in battaglia.
Non crediate che il vecchio Buffone
abbia sempre battuto la fiacca:
a suo tempo è stato infermiere,
operaio e carpentiere…
E adesso che ha una casetta
e che riesce a tirare avanti
grazie a quello che ha fatto in passato
ed ai suoi innumerevoli santi,
vuole vivere senza più affanni
dei suoi soli risparmi sudati,
non pensare più alle sue donne
ed ai figli e ai nipoti mai nati…
A lui piace suonare e cantare
e i tamburi lo fanno impazzire:
li ha studiati da autodidatta
e adesso vuol farsi sentire…
Ogni tanto fa ridere i bimbi:
senza musica inizia a ballare,
ma lo chiamano “il Buffone”
perché ama filosofare…
Una volta intravide un ragazzo
che pareva distrutto ed affranto,
che chiedeva consiglio un po’ a tutti,
anche al cielo ad al tizio di fianco…
Urlava:”che ho fatto di male?
Ma dove, ma dove ho sbagliato?
A pensar che davvero la gente
fosse quello che mi era sembrato?
E questa per me è la fine,
io non voglio vivere più!”…
Il Buffone zittì i suoi strumenti
e pensò di tirarlo un po’ su:
“Amico, sei ancora un ragazzo,
di che ti disperi e ti lagni?
Già inveisci e vorresti morire
manco avessi passato i cent’anni!
Non sai che ogni persona
ha da donarti qualcosa?
Ciascun uomo ha da offrirti conforto
e ogni donna ha da offrirti una rosa!…
E tu prendi di ogni persona
solamente il pianto e l’amore;
il dolore è l’eterna condanna
di quelli che serban rancore…”
Ma il ragazzo sorrise beffardo,
poi gli disse allargando le braccia:
“Io a una donna ho donato la vita,
e per lei ho perso la faccia…
Ho perso un amico sincero
per via dei suoi occhi un po’ tristi
e d’un tratto, all’improvviso,
i suoi occhi io non li ho più visti…
Ha pensato che forse era il caso
di trovarsi un amante migliore
di un tizio che ormai l’annoiava
dopo soli sei anni d’amore…
Tu canti e balli per strada,
ti diverti a fare il guascone,
ma le danze finiscono presto
e la vita non è una canzone!”

“Ma proprio perché le onde
molto spesso sconvolgono il mare
la gente per vivere ancora
dovrà pure imparare a cantare…
Le onde sono i tormenti
ed il mare sono i nostri sogni:
continuare a inseguirli è forse
il primo fra i nostri bisogni!”
Così gli rispose il Buffone
e questa per lui è la vita:
lui i suoi sogni li ha sempre inseguiti
e ancora non è finita…
E ancora non è finita…

Lo chiamano tutti “il Buffone”,
perché lui non vive di corsa
e pensa sempre a troppe sciocchezze
nell’era del Web
e della Borsa…
Nell’era del Web
e della Borsa…

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