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Pubblicata il 30/06/2002
E’ sempre lì, tutti i giorni,
il Giullare Immobile;
che razza di lavoro, il suo,
ore e ore a far niente
e a sperare che qualcuno
abbia voglia di fermarsi
un attimo, un attimo solo,
e non per prenderlo in giro.
Oggi è triste
Il Giullare Immobile,
perché gli era rimasta
solo la sua donna
e due giorni fa ancora
facevano l’amore…
A volte le donne
cambiano idea di punto in bianco,
si lasciano andare, ti amano un poco,
e poi ti dicono che c’era un altro…
E’ triste oggi
Il Giullare Immobile,
gli sfugge forse una lacrima
di rabbia e di nostalgia,
ma questo la gente
non deve vederlo.
Non deve vederlo, la gente,
perché lui mette di buon umore
con la faccia truccata
che finge
una pazza allegria,
e il sorriso esagerato
di una maschera veneziana.

Ma quanto fa male
questo sole gioioso
di febbraio,
fa uscire di casa
persino le massaie:
anche loro respirano la vita
fra i bambini e i ragazzi
e i colori del Carnevale.
Va veloce, il mondo,
davanti al Giullare,
il mondo che ride
e ha voglia di far festa;
e lui non può muoversi
neanche d’un poco,
può solo osservare
dal suo piedistallo,
mentra sta in posa
ed aspetta l’offerta…
Osservano tutto i saltimbanchi,
presi per scemi o per divi falliti,
guardano attenti, nascosti dal trucco,
il film sempre nuovo
dell’umana realtà…

Oggi il sole
ha abbracciato la città
e risplende sulla piazza
che canta e che balla…
ma cosa può importargli, al sole,
che cosa può importargli
di un artista abbandonato
che fermo sorride
la sua malinconia?


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