Proprio nel momento in cui gli altri prodigano
in non so che cosa, per una frazione inscindibile
di sempiterna agonia (poi ci sarebbe da discutere
sulla matrice e sugli ingranaggi di ogni malessere)
adorerei sapermi ancora altrove, anziché
in me stesso e nei tuoi pensieri
e nelle nevrastenie insolubili di mio padre
e nelle quotidiane passeggiate senza tregua al sudore
devastante che prosciuga le pupille
(e anche l’ancestrale, semplice piacere di scrutarsi
intorno –con il fervore criminale dei bambini- sbiadisce).
No. Nulla più! Servirebbe a smentirsi
continuare ad ascoltare le promesse di Narciso
alla finestra
che inveisce sulla folla inesistente, e poi…
la guerra, i ricordi del terremoto,
le macerie, il ricordo dei cadaveri,
la rivoluzione, l’esasperato vessillo dell’anarchia,
le macerie, il ricordo del terremoto,
la guerra, i ricordi dei cadaveri,
l’esigenza di fondo e l’ingerenza di giorno.