Lucciola vagabonda
che accendi per un istante
i suoi occhi d'attesa
avvicinati a lei e portale l'eco
dei miei desideri.
Vola
forse la troverai trepidante,
abbandonata a parlare col vento
amico, a scrutare il pallido muso
selenico dove che ogni sera
ci arrampichiamo per l'avido pusigno
amoroso a consumare le nostre
promesse d'Amore.
Vorrei che tu le dicessi
che da quando è lontana il sole
non ha più lo splendore dei suoi
occhi, che l'ortensia ha calato
le foglie come orecchie di cane
bastonato perchè non ha più
la rugiada dei nostri baci.
Dille di guardare intensamente
la nostra stella, la prima a destra
del Piccolo Carro, alle ventitrè
in punto, di lasciar salire pensieri,
sospiri, parole, versi, come aquiloni
sfuggiti di mano, colibrì che si bruciano
le ali.
Dille di catturarla, di poggiarsela
tra i capelli che sanno di nardo,
sulle sue labbra brucianti,
sul suo caldo nido,
di tenerla prigioniera fino al nuovo
nascere del sole, di liberarla e poi
d'aspettarmi domani sera per
ricominciare a far parlare ancora
una volta i nostri cuori vicini-lontani
sperduti nello spazio e nel tempo
di questo lacerante distacco.