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Pubblicata il 27/06/2007
Non sono pienamente. Non sono totalmente.
Colpevole.

Sono l’albero_ su cui d’estate
poggiavate le vostre insignificanti
zampette spaventate e
bisognose d’affetto,
cercavate parole
e conforto.

Poi venne l’autunno.
Bisogno di sostanza. Sostanza di bisogno.
La caduta.

Caddero le foglie, e il riparo
confortevole scivolò nella pioggia.
Perché non capiste, voi tutti,
che quello poteva essere il vostro riscatto?
Non con me, piccoli ignoranti,
ma con voi stessi.
Sareste diventati le mie foglie.

Ma tardi ormai, e tardi fu allora.

Quando l’inverno sopravvenne,
fausto e glabro,
a rinsecchire le mie
vene.
A raggelarmi
il sangue.

Sputate ora
su questi freddi e
sporchi rami,
sputate sentenze.
Saranno per me, non più
di gocce di pioggia
cadute all’alba
d’un giorno nuovo.

Anche se calpesteranno tutti i fiori,
non potranno mai impedire
la venuta della primavera.



Non sono pienamente. Non sono totalmente.
Innocente
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Mi è piaciuta, forse un po' meno
le prime righe della penultima strofa

(Sputate ora
su questi freddi e
sporchi rami,
sputate sentenze)

Confermo comunque il 5 con un meno :))

Rosanna


(

il 28/06/2007 alle 03:16