PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 09/06/2007
le mie tempie
le mie orbite
si dimenano
in un groviglio
di sbalzi. non
mi reggo già
in piedi e
scendo come
scende la notte.
steso, agnello
sacrificale in
onore della
dea noia io
sono gli occhi
che chiusi si
immaginano
io sono le
budella che si
attorcigliano e
si fanno nodi.
io sono il
vortice che
mi gira dentro
io sono il sonno
che tarda a venire.
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Hai espresso perfettamente quella maledetta insonnia che a lungo andare crea penieri strani e paranoie incredibili...è chiaro che poi subentra anche la noia mettendoci direttamente a ko...
bella..
sbastos

il 09/06/2007 alle 20:00

Non sono un'amante del versicolo, ma qui l'hai usato ad hoc! Giova a scandire il ritmo di quella che è una poesia da insonnia da pensatore incallito, ma una sola cosa: va bene la spontanea cascata di parole, però una cosa sarebbe da evitare assolutamente:
passi anche (chiudendo un occhio) la "e" congiunzione a chiudere un verso (per me ha più senso portarla a capo-verso), ma mai, dico mai spezzare il verso con "il", o altri articoli, o preposizioni semplici o composte..., mi riferisco a questi versi:

sacrificale *in*

onore *della *

che chiusi *si*

io sono *le*

budella *che si*

io sono *il*


Sono d'intralcio alla musicalità, perché alla fine di ogni riga c'è sempre una pur brevissima "pausa di respiro" e ciò non corrisponde con l'unità di senso di questi versi che per un attimo leggiamo isolatamente;

con ciò non dico che ogni riga dovrebbe racchiudere un'unità di senso, anzi, ciò viene meno con l'abile uso dell'eniambement...

Sono piccolezze che contribuiscono all'insieme armonico, e te le faccio notare perché riconosco un'abilità che sicuramente hai alle spalle, mi sembri una mano dall'esperienza consolidata, o sbaglio?


Cmq ti vada il mio 5 e buonanotte.

Rosanna


il 11/07/2007 alle 15:35