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Pubblicata il 07/06/2007
Sulla mia anima le cicatrici
sono rivi al disgelo.

Potevamo intonare inni alla Vita
come usignoli nella sera
tra il frusciare di betulle
nell'occulto del bosco
in competizione di consonanze
di rane in Amore,
aulenti respiri s'alzano dal caprifoglio
e dal glicine attorcigliato
e su su fino fino ad immergerci
in ampiezze ed intensità.

Era il nostro vivere
col suo scrigno debordante
pietre preziose,
la felicità si lasciava catturare
come mosca d'oro,
albe
tramonti,
s'imprigionava la luna
nell'acqua del pozzo,
il filo tenace della gioia ci legava
in aggrovigliate matasse
salivamo sempre più oltre
con l'incoscienza dello scricciolo
e la forza dell'aquila.

Spira il grecale da nord est
mi sputa sul viso e sugli occhi,
sembra che si lamenti
che componga requiem sui sogni
volati via come migranti cicogne,
il suo fragorio copre ormai la tua
evanescente voce,
resto a guardare il Cielo rondine ferita
un solitario planh s'alza come preghiera
a perdersi nell'infinito.
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ecco perchè sono onorato nel saper che mi leggi di tanto in tanto,scrivi dei versi che sono sublimi...saluti Julian

il 07/06/2007 alle 20:42

ma no julian ti leggo spesso ma vedo tanti e tanti di quei commenti che il mio piccolo si perde in un mare di consensi, così ti do le cinque stelle e non scrivo nulla perchè sei veramente un bravo poeta..
un caro saluto...gianni vivian

il 08/06/2007 alle 12:53