erano il lento ribollire del tempo
e gli occhi orbi del senno
quasi a darti un colore
ma ora non c’è più livida angoscia
non c’è più il boato del precipizio
non c’è più roccia di carta
a pulirti ferite asciutte
il germoglio che divori
ti scorre nei polsi
e hai dita ripide come cascate
e prestidigiti il mio nome
sui tetti delle case
e su fili smeraldo del prato
e ne fai musica
la nostra canzone