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Utente eliminato
Pubblicata il 19/06/2002
PADRE Pio, la religiosità e DIO

Strabiliante l’evento tra sacro e profano,
ammaliante il sorriso dall’immagine sacra:
“Il miracolo è fatto”, affermò il Vaticano.

Quanti sono felici di onorar il gran Santo
con le mani piagate dal martirio divino!
Tutti vogliono grazia, la richiedono in canto.

Accorri devoto, spera a lungo in preghiera,
appare questo il momento del facile dono:
tutto può accadere in questa nuova atmosfera.

Quello sguardo beato, forgiato da mille dolori,
quel serafico viso che irradia lievi speranze
ha preso il posto di Dio dopo grandi clamori.

Onore al frate vissuto nella devota visione
del religioso messaggio che porta a pienezza,
ma non esulto al pensiero del vostro copione.

Un eroe ha salito della perfezione i gradini:
povertà castità e tanta eccessiva obbedienza:
sono ben strani i devoti che fanno gli inchini.

Consuman prima la vita in voluto stridìo
poi col cuore smarrito e la mente confusa
si fanno devoti del santo al posto di Dio.

Troppo facile il modo di sentirsi virtuosi,
goder bella emozione ai piedi del santo:
è vile sperar per se stessi bei doni copiosi!

Nessuno ha la vita solo in splendido volo,
ognuno ha appropriato un contorno diverso:
se hai voglia di pace, svolgi bene tuo ruolo.

Nun puoi pretendere oltre quanto in Creato
ha già Dio disposto in proporzione dovuta:
puoi rimanere in tormento oppure beato.

Non devi chiedere mai oltre la tua misura,
come provvida grazia quanto richiede riscatto:
questo solo è il bel modo d’evitare sventura.

Se vuoi essere pio come il santo che adori,
puoi anche tentare d’imitarne il cammino:
puoi cambiare la vita, raccogliere allori.

Ma è pur vita la loro, quella di altri,
di chi vive a giornata oppure in desìo
di cercare i traguardi con fare da scaltri.

Oppure quella di tanti un poco leggera,
con la mira soltanto di godere i piaceri:
ognuno in suo cuore un po’ crede e dispera.

Hai un male che affligge tuo corpo e tortura,
hai il cuore turbato da tanti duri pensieri?
Anche senza il tuo santo puoi cacciar la paura.

Prova a mirare d’intorno l’eterno Creato,
veder come vive ogni temporale presenza:
tutto appare e scompare, non riman colpa e peccato.

Se ti frulla la brama di ottenere la grazia
dal frate ora innalzato agli onori di santo,
può capitarti fortuna oppure disgrazia.

Non è il frate che imprime un corso diverso
alla tua vita intrecciata con quella degli altri:
non lo fa nemmen Dio del Gran Universo.

Sono i milioni i delusi, da tanto in attesa
del miracolo pio che non può mai avvenire:
quanta empia visione sta in questa pretesa!

Dall’eterno l’Iddio ha avviato universo
e tanti sono infiniti i frammenti di vita:
tu credi che Lui compia qualcosa d’inverso?

Dio è uguale per tutti; mai può esser diverso!


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questa tua poesia/opinione é bellissima e coerente,
peró non si deve mai mischiare Dio con i santi, altrimenti tutto diventa "presunto".
e poi, non dico la fede, ma la speranza, che in una certa idolatria qualcuno ci posso aiutare, nessuno ce le puó togliere. ognuno é libero di sperare o credere in ció che vuole se di riflesso non arreca danno al prossimo.
ricordati amico che sperare o credere é di base soggettivitá, di oggetivo non esiste nulla se non la nostra paura comune della solitudine. e sappiamo che Dio non potrá mai esser diverso per ció
"ci siamo fatti delegare", per comoditá familiare, i santi; subalterni di Dio.
per non morire nella disperazione.
comunque grazie per avermi dato modo di riflettere. ciao.
Antonio.

il 20/06/2002 alle 19:50