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Pubblicata il 13/05/2007
a te figlia mia,
incerta e turbata
volgi gli occhi umidi
là ove il pensiero
incontra sottile
l'inquietudine,
all'inizio di un cammino
in cui vergini dubbi
e inevase domande
turbano le notti,
in cui cerchi il senso
e lo scopo dell'esistere,
piccola, dolce fiammella
al riparo dai venti,
tu che hai paura del buio
oltre la tua luce.
Reclina il giovane capo
sulla mia spalla antica,
calma il respiro,
ascolta quella voce
che lontana
ha raccolto i sospiri,
i tristi presagi,
l'ignara saggezza dei vecchi.
Lentamente la mia mano
segna una dolce riga
sulla tua guancia,
quasi a dividerti,
tra me porto sicuro
e le onde increspate
del mare aperto.
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Versi di conforto che vogliono incoraggiare alla vita con la forza della tenerezza.
Ciao, mati.

il 27/05/2007 alle 22:32

Grazie mati, un figlio, una speranza, una paura sottile per quel filo d'eternità.
Un abbraccio Ludo

il 29/05/2007 alle 19:14