E’ lì che giace
sull’umida terra
triste, matura la sua pace
dopo un’ardua guerra

Timidi sulla cima
teneri germogli
ogni foglia già s’inclina
che il verde più non cogli

Al ciel, si piange
lacrime di linfa
che il bianco legno tinge
come disperata ninfa

Che vede al suo cospetto
i rami spezzare
e bagnasi il corpetto
dal gran lacrimare

Tutto assalirà quel ramo
la pioggia, sopra, vi cadrà
se nessun vi poserà la mano
il vento, via, lo involerà

Il fuoco, se mai lo lambisse
ne divorerà l’essenza
chi il suo destino scrisse
lì finì la sua pazienza ?

Lui, il ramo, solo
pensò che fosse finita
eterno durò quel volo
pianse già per la sua vita

Ma non acqua, né vento
né mano d’uomo, né fuoco
possono dar tal tormento
ridur la sua vita a così poco

Seppur è grande, il suo dolore
giace a terra ma non teme
sa che il passar dell’ore
apre nuova speme

Non sarebbe in tal punto
in quel misterioso posto
se non si fosse disgiunto
da quell’alto fusto

Poteva allor radicare
e divenir albero rigoglioso
se l’acqua l’avesse a bagnare
in quel terreno sabbioso

O diventar sostegno
per l’anzian signore
se uomo cogliesse il legno
nel suo peregrinare

O radicar lontano
per il vento di ponente
e far ombra in un piano
ove non v’era niente

e dar sollievo al viandante
arrancante per il sentiero
sotto il sole picchiante
che non gli sembra vero

O salvar la poppante
nella gelida nottata
come carbonella ardente
a riscaldar la neonata

ancora senza fine (spezzata)…..

Luciano Torrisi