In un giardin fiorito ti ho portata
per esibir la brenna cui dispongo
e tu curiosa bimba già tremavi,
scrutar volevi zampe dell’equino
imbizzarrito all’erba ancora alta

M’impennai volendo far di scena
gridasti spaventata a mala pena
e mi spogliai pian pian rinvigorito
dagli occhi tuoi frementi e vanitosi

Ero sul punto di renderti cavalla, ma
forte nitrito fu, provenne dalla stalla,
che ti risvegliò dall’oppio dell’amore

Scappasti e insieme a te portasti
l’unica cosa che di me rimase:
un paio di mutande, quello a righe,
ove vantavo le mie pene in tacche

Là scritte, v’erano, l’aspre battaglie
da quelle vinte a quelle perse ahimè
e adesso sei fuggita col trofeo
lasciandomi con cinque zampe tese

Riportami quel frutto da rodeo
che in tutta fretta tu hai depredato
a me ignudo e pronto per la monta
di carne, pene e mali, adesso sconta
agli occhi degli uccelli svolazzanti

Foglie di vigna e panni stesi a sole
strappati al vento per coprir disagi

Ricordo Adamo quando fu tradito
la mela in bocca e in alto il medio dito
ch’Eva, incurante dei rii presagi, dava

Torna puledra, o cavallina, torna!
Attendo ancora qui qualche momento
sperando nel richiamo dell’amore...

Il tempo e ormai passato nel tormento
e aspetto, aspetto, sì, da quante ore?