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Pubblicata il 30/04/2007
Coloro di rosso
gli attimi che si nutrono della mia carne fino ad arrivare all’osso,
è rabbia
per quel che non posso,
è paura
di quel che non voglio,
non voglio più
vivere senza quell’ombra di cui credevo d’essere la luce.

Se chiudo gli occhi un attimo
sogno una pioggia acida
sotto un cielo a cristalli liquidi.

Coloro di sangue
i vetri degli specchi che prendo a pugni,
tracce che mi lascio alle spalle
nel mio correre in fuga dal niente per arrivare al niente,
come il vento,
qualcosa che nessuno vede
ma tutti sanno che esiste
e per questo affascina o fa paura,
fa paura
vedere un uomo piangere.

Mi piacerebbe sapere
cosa ti gira in quella testa e se soltanto una volta per sbaglio
ti sono mancato
tanto da girare la chiave della macchina e venirmi a cercare.

Mi piacerebbe sapere
perchè mai hai spento la nostra danza di candele
e quale altre hai acceso
visto che ti conosco e so che hai paura del buio.

Mi piacerebbe sapere
quale sete di libertà ha tagliato quel filo sottile che ci legava
ma mi farà crescere
sapere che anche la stella più alta all’improvviso può cadere
ed ora che...
non vale neanche una mia parola il tuo silenzio.
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quanto rimpianto e quanto dolore si sentein questa poesia,e dover crescere troppo in fretta con il senso di domande vuote, che solo il tempo porterà, e difficile accettare l'abbandono e urlare alla luna la propria rabbia per una non colpa. un abbraccio ariele

il 30/04/2007 alle 21:17

Contraccambio l'abbraccio,
grazie del tuo commento!

Ale

il 01/05/2007 alle 22:47