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Pubblicata il 24/04/2007
Le chiome dall'alto s'ingrandiscono
man mano che la rondine perde
quota. Prospera gaia la vita
nell'aspra palude: attecchiscono
qui le mangrovie, offrendo un verde
tetto alla varietà infinita
di fiere. Sotto una palma ombrosa
sembra giunta per una brigata
di scimmie l'ora del sonnellino;
e più in là un cormorano -o qualcosa
di simile- afferrata in picchiata
la preda, un povero pesciolino
imprudente, nel becco lo strazia
vorace. Ma ecco: un turista in canoa
passa sotto le fronde, restando
attonito di fronte alla grazia
d'un ibis rosso; frattanto due boa
appartati stanno copulando
nell'acqua. S'effonde a un tratto
per l'aria l'acre odore emanato
dai pècari dal collare quando
sono eccitati. E' distratto
da ciò un cacciatore, penetrato
dentro la folta selva auspicando
un bottino cospicuo -magari
un cervo-. Andava per la boscaglia
meccanicamente mentre in mente
gli trottolavano i più vari
pensieri: prima quella canaglia
del padrone di casa -dolente
nota- poi, quando ormai si sentiva
languire, si figurava in mano
la fetta di cocomero preso
in giardino. Intanto. Intanto arriva
a riva il turista. Lontano
dai mondi che conosce, s'è arreso
all'idea di non poter contare
i colori del cosmo; e adesso
quasi che inizi a provare un certo
piacere in questo. Soggiornare
in luoghi ignoti l'aveva messo
in stato d'angoscia -un deserto
sconfinato- mentre ora ammirerà
la porta dell'universo aperta
davanti a sè. Almeno in questo
filmato versificato. Eppure
mi chiedo: chi valicherà
davvero i confini di una visione
monocolore del mondo?
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