Di tante parole che nel tempo mio ho asperse
mi rimangon vestigia, sbrecciate e sommerse.
Parole cercate, scavate,di pudore ammantate,
sentinelle e latrici delle mie istanze accorate.
Una musica muta per il mio pubblico sordo,
eppur di rara purezza in ogni vano mio accordo.
E in un sarcofago di silenzio inumerò il verbo mio incompreso,
metafora eloquente per dir delle mie mani che ho vanamente teso.
E il lenzuolo del mio tempo mi coprirà d'oblio
sui roseti ove speravo di poter sbocciare anch'io.