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Pubblicata il 13/06/2002
Cammino a piedi nudi
su una spiaggia di cenere
tra tante sigarette spente
ammucchiate come alghe
lasciate dai capricci del male
sulla riva di una massa d'aria fredda e pesante
che mare non è
e nasconde cadaveri sotto la superficie
dove non filtrano i raggi di un sole anoressico.

Davanti a me un muro di nebbia
ma non bastano gli idranti del vento
a disperderla nel tempo
e come una fastidiosa medusa
è realmente lì.

Intorno a me
solo statue di alabastro bianco
che fanno da eco alla luce del sole
ma un dio non affida loro un'ombra
per timore che la perdano,
né lascia fluire il vento
per paura che lo sporchino.

I loro occhi di fuoco,
fissandomi,
lasciano scorrere sul viso
lacrime,
come colate di cera
di una candela
che senza vento non si spegnerà
consumandosi
fino a scomparire tra la cenere.

In terra uno specchio,
la mia foto,
un pezzo di vetro trasparente.

Non so.

Provo ad urlare,
ma dalle mie labbra
solo un sibilo
impercettibile e inutile,
provo a fuggire
ma le mie gambe sono immobilizzate
dalla realtà di questo incubo.

Non c'è aria
in questo pezzo di mosaico sottovuoto
di un mondo che già più esiste
ed io respiro il niente
che entra ed esce
dai miei polmoni artificiali.

Non puoi capire Klarissa!

Ti è mai capitato
di svegliarti dalla realtà
e trovarti in un incubo?
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