Il fiume nostro scorre alle radici delle tombe
Sepolto sotto il pavé, sotto metri di cemento
Le case nostre sono sbiadite, silenti e pazienti
I nostri portici, le nostre strade, piangono al buio
I nostri voli, i nostri ghigni, gli amorazzi altrui
Riposano al buio, sotto nomi di Santi inquietanti
Un qualche martire strano s'immolò contro una colonna
Il suo sangue sulle gradinate continua a scorrere
Sempre alle lune notturne qualche pazzo ulula
Ma i nostri assorti pazzi vaganti fanno ridere
Le nostre piazze garriscono a Maggio di bandiere
Un popolo venuto dal mare conquista i caffè
Nei nostri antichissimi atenei tutto un popolo
Studia incunaboli di lettere sghembe a luce di lanterna
I tiranni pasciuti, sono gli zar delle nostre osterie
Forse controllano il vento e l'erba sterile, anche
E sempre qualche poeta svenuto starà ai tavoli