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Pubblicata il 09/06/2002
Arturo non ha testa,
lavora ogni giorno anche se è festa,
è un povero treno di periferia
che abbassa lo sguardo e tira via.

Ha solo tre carrozze e una motrice
eppure, è il nonno che lo dice,
fila sereno e la sua voce
si sente da lontano quando è sera.

Chi lo aspetta sul binario non dispera,
chi è arrivato s'affaccia al finestrino.
Un bambino pensa - Che emozione,
io grande farò il capostazione! -

Quando il ferroviere alza la paletta,
nel tramonto Arturo avanza senza fretta,
con i suoi tre vagoni allineati,
così vicini che sembrano abbracciati.

Che pace se la gente sopra il mondo
si snodasse come Arturo piano piano,
uno dopo l'altro, tenendosi per mano.
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bella, scorrevole, simpatica poesia peró, vedi,
"...la gente sopra il mondo", a loro non interessa affatto darsi la mano, ha sempre paura che il suo vicino sia infettato. per questo non vogliamo essere un treno Arturo.... anche se sarebbe veramente bello.
ciao

il 10/06/2002 alle 17:26

Purtroppo non hai torto. Ciao

il 16/06/2002 alle 12:01