Camminavo sulla spiaggia
ed ho visto un gabbiano morto.
Quale vento ti ha strozzato?
Che dente ti ha fermato?
Che male ti ha sgozzato?
Ripetevo le mie solite parole,
bastonato dal sole.
Mancava la tua complicità,
il tuo richiamo, vigile del cielo.
Rimarrai lì a vedere il mare,
aspettando una naturale sepoltura.
Nessuna lacrima ci fermerà,
chi è fermo non può camminare;
rimane allora la solita prassi di vita,
l'incontenibile stanchezza di essere,
la soluzione sempre difficile,
la servitù della quotidianità,
l'uniformità dell'abitudine,
la grandezza solo della speranza.
Cammino ancora, non so dove,
senza fili tra le mie gambe;
un giorno nella spiaggia verrà
il tuo nome, un generico nessuno
che si divertiva a sfidare il cielo,
a vestirsi di nuvole e a beffarti
delle nostre gambe.
Sarò con te solo quando il vento
lo vorrà, intanto vivo.