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Utente eliminato
Pubblicata il 07/06/2002
Eravamo tanti, non so
hai visto, non importa

non ero tuo amico, forse
ti conoscevo a distanza

e semplicemente eri compagno
ci si parlava, a volte

sempre di lotte, tu lottavi
per te, o per altri, da solo

con compagni, come compagni
tredici anni, da tanto

non ero tuo amico, certo
ma ho pianto, come se

come altri, più vicini
compagni, tuoi amici

pugno timido, gesto scottato
irriverente quasi religioso

e la musica, che non sentivi
ma che noi, compagni si

quante volte accadrà ancora
un nome, una sigla, il potere

vestito di morte, di una morte
sudata, vissuta, senza vergogna

con la paura che è di tutti
e questa paura è la vera violenza

e da questa paura dobbiamo
uscire, con la violenza, che genera

libertà.

Ciao G.
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Segmenti di poesia. Il ritmo segue questo andamento. C'è - mi pare - rabbia, rivolta, sensibilità, amarazza, umanità, paura, esuberanza... Un coacervo di esplosioni-implosioni. Messaggio-poesia. Legittimo e comprensibile.
Il finale: davvero la libertà si conquista con la "violenza" ci cui parli? Se ho compreso bene, non lo condivido, forte e chiaro. La "lotta" sì, ma è tutta un'altra dimensione.
Aiutiamoci a comunicare e a meditare nell'ascolto, dentro e fuori di noi.
Un affettuoso saluto.
Massimo

il 07/06/2002 alle 15:23