Bisogno di
strisciare per terra
come un serpente
che mente,
correre lontano,
cadendo e ricadendo,
non mi stancherò
di vagare
negli spazi estremi,
sospinto dal flusso,
avanti e avanti,
solcando il fiume dell’inconscio
in notti beffarde.
La salvezza è ancora lontana,
miraggio di felicità,
prodigio della realtà,
si spegne l’eterno rancore,
con lacrime
di ribellione,
ebbrezza imperiosa,
tra le rive dormienti.
L’estasi dei sensi
s’espande sublime,
né regole
né eccezioni,
non voglio oro,
niente monotonia,
nessun suono
vibra
sul mondo intorpidito,
affondato inerte
in stagni dormienti.
Architetto delle
mie fantasie,
preferisco essere
come una meteora
nella sua
eccentrica ellisse,
lunga un istante.