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Pubblicata il 09/03/2007
Canto l’alba di quel triste autunno
quando lasciai la terra mia,
come una rondine che al primo ingiallir di foglie
intraprende il paziente viaggio verso caldi lidi
così feci io giovane e curioso;
lontani erano quei momenti
quando, durante la gentil stagione,
ingenuo villeggiavo
sotto l’ombra di un saggio ulivo
che come un nonno paziente
mi vedeva crescere tra i giochi fanciulleschi,
contornato dal dolce stridere delle cicale
che intonavano con gioia la loro breve giovinezza
e la natura nel suo verde rigoglio
esplodeva nell’aria inconfondibili aromi.
Vanamente ho cercato altrove simili profumi
trovando solo un giaciglio tra una natura sconosciuta
vanamente ho cercato conforto sotto abeti innevati
che con austera pazienza
sopportavano la mia presenza,
tolleravano le mie lacrime
sorvegliavano i miei sogni…..
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Questa poesia entra nell'Anima. Se un poeta leggendo i tuoi versi lascia una lacrima allora significa che vive la vita.

il 09/03/2007 alle 19:48

Grazie Giglio...il tuo commento è anche un buon consiglio per me

il 09/03/2007 alle 20:31

Ogni cosa amata che si lascia traccia in noi profonde ferite che solo il ricordo potrà in parte lenire, ma mai cancellare.
Che tu possa tornare a rivedere e riabbracciare la tua terra, un saluto, mati.

il 09/03/2007 alle 22:09

Grazie mati...le tue parole oltre ad essere un consiglio sono un conforto... bacioni

il 09/03/2007 alle 22:43

é vero, i ricordi e i propumi della propria terra non si trovano e in nessuna altro luogo, li senti parte di te e ti accompagnano per tutta la vita......... e io sono sicura che prima o poi tornerai a sentirli...... un bacione grande grande

il 11/03/2007 alle 11:06