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Pubblicata il 04/03/2007
A Omar Shariff

Accovacciato su di un vimini sonnecchioso
azzurro il sentire in questo giardino d'inverno
coperta di pile posata sulle ginocchia
le dita scorrono una brossura di cuoio ruvido
vecchie pagine screpolate consumate dagli occhi.

Vetri appannati disvelano questo insolito inverno
troppo caldo, troppo breve, troppo luminoso,
troppo giovane, ancora, per morire
in questo silenzio, di vibrazioni attutite
più solitario della fiamma pilota della stufa

Lentamente respiro il caldo respiro delle piante
e l'odore spesso e dolciastro di humus fecondo
imperlate di vapori dracene e ficus
pazienti attendono che la penombra mi sgoccioli
oppure che in cadenzato sbattere su lampadine fioche
Mi appenda alla prima ragnatela di passaggio

questo presente restar solo mi avvolge
recondita solitudine distante una tenda in ciniglia
..E il mio Zivago si scalda le mani al tepore di un samovar
Mentre la steppa del gelo quotidiano
o l'incedere del caso imperscrutabile
me e lui ci attende
e Lara ancora, serenamente appagata, riposa.
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Aleggia un'atmosfera di malinconica solitudine che investe ambiente ed anima, mentre scorre una musica particolarmente delicata.
Un saluto, mati.

il 05/03/2007 alle 12:43

Il tema di Lara che mi è caro, sgrana rosari di immagini che solo la solitudine può raccogliere.
Grazie
Zordoz

il 05/03/2007 alle 13:44