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Pubblicata il 25/02/2007
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E ti ritrovo.
Bianca.
Protetta.
Protetta da quella verginità così inusuale e scomposta che violenta e lascia dementi.



E mi sei di fronte. Quasi a sfidarmi. E non trovi pace. E non mi dai pace.
E gli occhi diventano pece. Che non spendi nemmeno una parola. Per me. Che non hai pietà. Di me.
Di un me solo. Che vorrebbe dire e non ti sa parlare. Se non così. Ora.

Ora solo.
Parole.
Parole che pungono. Parole secche gonfie di punti.
Punti.
Punti a bloccare a spezzare a staccare a collegare a graffiare a schiaffeggiare.
A schiaffeggiare te.
Così silenziosa. Così pudica. Così sfrontata.
Che punti il dito.
Col tuo candore.
E vuoi che parli.
Che ti parli.
Che ti parli di qualcuno che non sa di me. Che non sarà più me.
Che non sarò.
Più.
Bianca.

E la ripetitività sfianca.
E sfianca un colore che non m’appartiene.
E mi sfianchi. Che non sarai mai stanca di tirare schiaffi sul nero che mi ossessiona dentro.
E mi strappi le parole dal petto e le accartocci nel vuoto del tuo colore.

Così assente.
Così distante.
Da me.
Da quel me disarmato. Pronto a prostrare a svuotare. Tutto. Per cadere. Su te.

Te.
Connessione a tirare fili di un me marionetta che si lascia.
Che si lascia andare. Che si lascia soggiogare.
E giochi.
Con la mente.
Che si arrende.
E implora. E sfrega. E prega. E ti prega di farla uscire.
E spinge battendo nelle tempie.
E mi bevi il cervello.
E mi bevo.
E bevo.
Bevo per attutire per confondere per fondere. Pensieri solidi. Che pesano.
E fanno rumore.
Dentro.
E dentro non c’è vino o birra o liquore che non prendano forma di altro liquido. Nero. Liquido nero pronto ad insultarmi ad addentarmi a sbattermi a scrivermi a dettarmi. Ciò che sono.
Ciò che è rimasto di un sono.

Sono.
È.
Solo.
Un.
Suono.

Un suono rumoroso che ritocca un sapore che non sa d’avvenire. E tocca.
E intacca il presente che sbanda da un punto all’altro del corpo.
Per rigurgitare. Per sputare. Per incontrare.
Un passato che sfreccia e s’arresta in bilico del ricordo.
E trasporta.
E trasforma.

E trasforma i polpastrelli in rastrelli.
Che scavano che grattano che incidono che incitano.
A non fermarsi.

E non ti fermi. Sino a che non sanguinano.
E non mi fermo. Sino a che non ti insanguino.


E ti violento.
Ogni giorno.
Che ti ritrovo.
Pagina.
Bianca.



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Bella, allegorica e piena di energia!
Come vedi, non hai violentato una pagina bianca; l'hai amata con tenerezza e le si è lasciata andare a te.
Er

il 25/02/2007 alle 16:52

Ernesto ha ragione.. l'hai amata davvero quella pagina.. non l'hai violentata! Simy simy, quanto ho sentito la tua mancanza qui dentro, e non mi stancherò mai di dirtelo..
Coinvolgente fino al midollo..
Un abbraccio.

il 26/02/2007 alle 03:03

sì, vediamola così, come tu dici...

ti abbraccio
simy

il 26/02/2007 alle 16:44

grazie per il passaggio, SABINO, grazie davvero.

simy

il 26/02/2007 alle 16:45

e a me è mancata la tua dolcezza.
grazie, carissimo.

un bacione
simy

il 26/02/2007 alle 16:46

bella voce

il 11/03/2007 alle 19:23