E' lungi da chi sia
l'umano senso di commiserazione,
striscerai col tuo nudo corpo
sulle ruvide rocce del castigo,
e quando la tua carne si lacera
sul groviglio sassoso, le tenebre,
t'imprigioneranno soffocando la nenia,
che è il tuo dolore.
Le lacrime non disseteranno l'arsura dell'inganno
e l'animo tuo, non sarà soffice
all'immano peso del pentimento
e quando tutto ti tivestirai di piaghe,
l'innocente sole del giorno imperlerà di sangue
la tua pelle febbricitanta.
Ogn'attimo sarà uguale all'altro,
ti batterai...imprecherai! Ma...
nessuna creatura ti tenderà una mano
e precipiterai nel baratro del peccato.
Le tue grida mute,
attireranno lo sciame dei corvi
che incoroneranno il tuo corpo con i forcuti artigli,
e quando le tue palpebre increspate si chiuderanno
al sonno agghiacciante della morte,
essi gai divoreranno la tua carogna.